I fabbisogni nutrizionali in gravidanza: i lipidi

8 Aprile 2020

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Categories: Articoli, Gravidanza

Il fabbisogno lipidico non si modifica in gravidanza e in allattamento rispetto a quello della donna in età fertile e si attesta entro un range variabile tra il 20% e il 35% dell’energia totale giornaliera. La qualità dei grassi è però determinante.

 

Tabella: Lipidi (LARN 2014)

 

 

La qualità dei lipidi assunti con la dieta è fondamentale per garantire il corretto sviluppo e la crescita durante tutta l’età evolutiva, a partire dal periodo prenatale fino ai primi mesi di vita, grazie ad un apporto adeguato assicurato dalla placenta durante la vita intrauterina e dal latte materno dopo la nascita.

 


 

Acidi grassi polinsaturi

 

Gli acidi grassi essenziali, ed i loro derivati polinsaturi a lunga catena (PUFA), sono importanti componenti strutturali delle membrane, quindi indispensabili nella formazione di nuovi tessuti. Sono detti“essenziali” in quanto l’organismo umano non è in grado di sintetizzarli e pertanto è fondamentale un’adeguata assunzione con la dieta, specie in gravidanza.

 

Poiché lo sviluppo neurocognitivo avviene soprattutto nel 3° trimestre, è in questo periodo che la madre ha più bisogno di questi nutrienti.

 

In particolare l’acido docosaesaenoico (DHA), appartenente alla famiglia degli omega 3, è indispensabile per un corretto sviluppo neurocognitivo e retinico del bambino.

 

Secondo la IV revisione dei LARN, l’assunzione raccomandata è di 100-200 mg al giorno di DHA in più rispetto al fabbisogno della donna adulta, che si ottiene consumando 2-3 porzioni alla settimana di pesce.

 


 

Quale pesce consumare?

 

E’ raccomandabile, sia in gravidanza che durante l’allattamento, consumare prevalentemente pesce azzurro di piccola taglia (sgombro, sardine, alici, ecc) e limitare fortemente il consumo di grandi pesci predatori, quali pesce spada, squaloidi, marlin, luccio e tonno, per evitare una maggiore esposizione ai possibili contaminanti (ad es. metilmercurio).

 

Attenzione  ai molluschi di mare e ai crostacei. Evitateli, se possibile: questi, infatti, si nutrono filtrando l’acqua di mare e, per questo motivo, potrebbero trattenere al loro interno sostanze nocive.

 

Infine, è da evitare il salmone affumicato: venendo affumicato a freddo, dunque senza una preliminare cottura, potrebbe trattenere un batterio, la Listeria monocytogenes, che può portare allo sviluppo della listeriosi, con annessi problemi al feto.

 

Infatti, oltre a prestare attenzione a quale tipologia di pesce mangiare in gravidanza, è di fondamentale importanza capire come mangiarlo. Le donne in gravidanza devono assolutamente evitare tutto ciò che è crudo. Pesce crudo e molluschi hanno più probabilità di contenere parassiti e batteri dannosi, che possono causare malattie di origine alimentare come:

 

  • Listeriosi
  • Toxoplasmosi
  • Salmonella

 

Non solo. Anche l’epatite A potrebbe rappresentare un rischio reale per chi consuma pesce e crostacei in gravidanza, senza badare alla cottura. Il motivo è molto semplice: la gravidanza modifica il sistema immunitario, rendendo più difficile all’organismo contrastare la proliferazione dei microorganismi di origine alimentare che causano tali malattie. Inoltre, bisogna considerare che il sistema immunitario del bambino non è sufficientemente sviluppato per difendersi da solo da tali parassiti e batteri.

 

Insomma, consumare pesce crudo o poco cotto può essere causa di difetti alla nascita e aborto spontaneo.

 

Tabella: Contenuto di DHA e omega 3 in alcuni pesci (INRAN tabelle di composizione degli alimenti)

 

 

Fonte dati:

 

  • LARN IV revisione
  • INRAN
  • “Consensus sull’alimentazione: età fertile, gravidanza e allattamento”; Linee operative, Sistema Socio Sanitario Regione Lombardia

 


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